La Strada dei vini dell’Alto Tavoliere
La Strada dei vini dell’Alto Tavoliere è un percorso sensoriale, in cui terreno, microclima, uve e sapere umano si mescolano perfettamente, come il vino durante la mescita. Un itinerario alla scoperta dei vitigni autoctoni, noti e meno conosciuti, della parte alta della Puglia.
Prima di addentrarci nel racconto dei vini dell’Alto Tavoliere, però, occorre descrivere l’area in cui ci troviamo. Siamo in provincia di Foggia, precisamente in un fazzoletto di terra tra il Tavoliere delle Puglie, la seconda pianura d’Italia, il lago costiero di Lesina e il Parco Nazionale del Gargano, patrimonio UNESCO. In questa zona i terreni presentano una buona capacità drenante, e il clima è tipicamente caldo e mediterraneo. È proprio grazie alla sua posizione geografica che, a partire dalla seconda metà del XIX secolo, l’Alto Tavoliere si è specializzato nella produzione di vini rossi, carichi di colore, estratto e componente alcolica. Una tradizione che tra l’altro ha inciso sull’architettura delle città, come testimoniano le oltre 500 cantine ipogee censite a San Severo.
Ma torniamo a noi! Le uve prodotte in questi luoghi furono a lungo destinate al taglio di vini dell’Italia Settentrionale e della Francia, finché negli anni ‘70 non ebbe inizio una vera e propria rivoluzione enologica pugliese!
Nero di Troia e Bombino bianco: i vitigni autoctoni dell’Alto Tavoliere
Il Nero di Troia è il vitigno autoctono più importante dell’Alto Tavoliere, sia per produzione che per tradizione vitivinicola. Infatti, quest’uva ha giovato più di altre dei miglioramenti delle tecniche in vigna e in cantina, posizionandosi come un prodotto iconico della Puglia settentrionale. Basta fare una passeggiata tra le cantine di questa zona per degustare le innumerevoli varianti del Nero di Troia! Potreste trovarlo vinificato in purezza oppure in blend ricercati dai profumi intensi di viola e mirtillo, mora di rovo e gelso, ma anche confettura di ciliegia, tabacco e spezie. Il Nero di Troia ha un’importante componente alcolica e tanninica, e può essere vinificato anche in rosato.
Forse meno noto del Nero di Troia è il Bombino bianco, l’uva a bacca bianca che caratterizza l’areale dell’Alto Tavoliere. Questo vitigno autoctono è sempre più spesso vinificato in purezza e, grazie alle spiccate doti di freschezza e sapidità, risulta molto fine, specialmente se spumantizzato con il Metodo Classico.
Come dicevamo, questa zona della Puglia è particolarmente votata alla produzione di uve da vino. Per cui, oltre al Nero di Troia e al Bombino bianco, qui sono presenti anche vitigni nazionali e internazionali. Tra questi, ricordiamo il Montepulciano, introdotto nel ‘900 dall’Abruzzo e utilizzato in blend per stemperare i tannini del Nero di Troia e del Negroamaro oppure in purezza, per esaltarne i sentori di cuoio e amarena, e il Trebbiano. L’Aglianico e la Falanghina rimandano, invece, ai sapori della Campania. Entrambi sono molto diffusi sul nostro territorio, per la produzione rispettivamente di vini rossi fragranti e bianchi freschi e delicati.
San Severo, tra DOC e spumanti.
Chiudiamo questo articolo con due primati dell’Alto Tavoliere. È proprio in questo territorio, infatti, che è stata registrata la prima Denominazione d’Origine Controllata della Puglia, nel 1968. Si tratta della San Severo DOC ed è circoscritta alla zona della Capitanata.
Inoltre, non tutti sanno che gli spumanti pugliesi, apprezzatissimi all’interno della regione, in Italia e nel mondo, hanno avuto origine a San Severo. Un’intuizione nata sotto terra, tra i cunicoli delle cantine ipogee del centro storico, e che ha poi dato origine a una sua strada. E chissà che un giorno non si possa parlare della Route du Champagne dell’Alto Tavoliere!